L’Accordo di Mar-a-Lago: La Nuova Visione Economica degli Stati Uniti e il Futuro del Dollaro

Richard Bustamante
3 min readNov 20, 2024

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L’Accordo di Mar-a-Lago è un progetto economico in fase di sviluppo, promosso da economisti vicini a Donald Trump e da osservatori esterni come Zoltan Pozsar. Pur non essendo ancora un capitolo ufficiale della storia, l’accordo si ispira all’intesa del Plaza Accord del 1985 e mira a ripristinare un equilibrio economico mondiale che possa segnare un nuovo ciclo per gli Stati Uniti e la sua moneta, il dollaro.

La crisi del dollaro e il contesto storico

Nel 1980, il dollaro era in difficoltà, ma la Federal Reserve, guidata da Paul Volcker, intraprese una serie di misure drastiche, alzando i tassi di interesse per fermare l’inflazione. Questo portò ad un apprezzamento significativo della valuta americana, che, nel giro di pochi anni, aumentò del 50% rispetto alle valute europee e allo yen giapponese. Tale rivalutazione, pur migliorando gli investimenti e la finanza, pose gravi problemi per l’industria americana, facendo lievitare il disavanzo commerciale.

L’Accordo del Plaza e il riequilibrio dei cambi

Nel 1985, sotto la presidenza di Ronald Reagan, gli Stati Uniti, insieme a Giappone ed Europa, siglarono l’Accordo di Plaza, mirato a deprezzare il dollaro e riequilibrare le economie globali. Questo accordo, che prevedeva politiche monetarie concertate per ridurre il valore del dollaro, portò a un apprezzamento delle altre valute, ma successivamente, nel 1987, fu necessario un intervento con gli accordi del Louvre per evitare un eccessivo calo del dollaro.

La fine della deindustrializzazione americana?

Negli anni ‘90, l’industria americana ha subito un processo di deindustrializzazione, con la produzione che si è trasferita principalmente in Asia. Questo spostamento ha abbassato i costi per le imprese americane e ha aumentato i profitti, ma, oggi, le conseguenze sono sotto gli occhi di tutti: l’industria americana è gravemente danneggiata, in particolare nei settori chiave come quello della difesa.

Trump e la “reindustrializzazione”

Nel 2016, Donald Trump ha fatto della “reindustrializzazione” un cavallo di battaglia, criticando la deindustrializzazione del paese. Nel 2024, la sua proposta per rivitalizzare l’industria americana potrebbe comprendere politiche fiscali come la deregolamentazione e la riduzione delle imposte per le imprese. Tuttavia, una delle leve principali per raggiungere questo obiettivo sarebbe la svalutazione del dollaro, un processo che potrebbe essere avviato attraverso l’imposizione di dazi.

I dazi come strumento di politica economica

L’idea è che i dazi potrebbero essere utilizzati per ridurre il valore del dollaro, facilitando la competitività dell’industria americana. A differenza della svalutazione del dollaro, che non genererebbe introiti fiscali, i dazi potrebbero essere un modo efficace per ottenere risorse fiscali, anche se la loro applicazione su larga scala richiederebbe negoziati internazionali. L’alternativa, come ipotizzato da alcuni economisti, sarebbe l’introduzione di imposte sugli investimenti esteri negli Stati Uniti, ma questa misura potrebbe avere effetti negativi sui mercati finanziari.

Le linee di pensiero economiche

All’interno di questo progetto, esistono due visioni principali. L’economista Lighthizer sostiene l’adozione di dazi permanenti, mentre Scott Bessent li considera come strumenti temporanei, da usare per esercitare pressione su altri paesi e, eventualmente, arrivare a un grande accordo internazionale. In questo contesto, l’Accordo di Mar-a-Lago potrebbe essere il passo finale per riallineare le economie globali, con la creazione di una nuova versione dell’equilibrio economico internazionale.

L’equilibrio tra il dollaro e l’economia globale

La proposta di un dollaro indebolito potrebbe dare nuova linfa all’industria e ai mercati americani, ma gli economisti indipendenti avvertono che il riequilibrio dell’economia globale richiederebbe cambiamenti radicali nei modelli di consumo e produzione, sia in Cina che negli Stati Uniti. La sfida sarà mantenere l’equilibrio tra un dollaro forte e una crescita sostenibile, senza ricadere in un’eccessiva instabilità economica.

In sintesi, l’Accordo di Mar-a-Lago potrebbe diventare uno strumento decisivo nella politica economica globale, con l’obiettivo di riequilibrare i flussi commerciali e promuovere una reindustrializzazione negli Stati Uniti. Tuttavia, la sua realizzazione dipenderà da una serie di variabili complesse e da un’intensa interazione tra politica interna e dinamiche globali.

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